L’Ufficio
elettorale di Roma Capitale ha ricusato quattro delle 22 liste in corsa
per la volata in Campidoglio. Motivi diversi, ovviamente. C’è chi non
ha presentato le firme necessarie e chi non le ha consegnate in tempo:
«Il nostro è stato un errore umano», sostiene Gemmo, il candidato della
lista Pci, escluso dalla competizione.
Ma Riccardo Proietti, leader di Alleanza Tricolore
proprio non ci sta. Contattato da IntelligoNews racconta la sua
versione dei fatti: «Delle 1258 firme che abbiamo consegnato quasi 300
non sono valide. Ma perché? In base a cosa? Per quale motivo?». Ha
chiesto spiegazioni, ma avrebbe ricevuto «solo porte in faccia». C’è da
aspettare, dunque. «E quanto?», ha lamentato lui. Il tempo necessario, è
stata la piccata risposta dell’addetto all’ufficio elettorale. Ha fatto
ricorso, Proietti. Ma non otterrà risposte prima di dieci giorni, quel
“tempo necessario” per ricontrollare la validità di quelle firme. Ed
eventualmente per riammettere la lista. Lista che, stando
all’ufficialità di questi giorni, non potrà ancora iniziare a far
campagna elettorale. Proietti non potrà partecipare agli incontri con i
cittadini, né essere invitato a trasmissioni di tv locali. Non potrà
affiggere manifesti, né confrontarsi con gli altri competitors. Forse
tornerà in pista tra due settimane, «quando lor signori (gli impiegati
della Commissione, ndr) stabiliranno il da farsi», dice lui. C’è rabbia
nella sua voce. Si sente tradito anche dalla burocrazia della sua città.
Soprattutto perché, rispetto ai grandi partiti o ai candidati big, la
visibilità che gli riservano i media nazionali è poca, risicata, da
trafiletto. «E se fra dieci giorni mi riammetteranno – continua Proietti
– tutto questo “tempo perso” chi me lo ripaga?».
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