E A PROPOSITO DI SINDACATI...
E
A PROPOSITO DI SINDACATI... QUELLI DELLA TRIPLICE, ANZICHE' TUTELARE I
LAVORATORI, SONO OCCUPATI A RIEMPIRSI SOLO LE LORO TASCHE.....
Altro che Vaticano! I Sindacati non pagano l’IMU e nascondono il
bilancio. I maggiori sindacati nazionali (la famosa Triplice) vantano un
patrimonio immobiliare immenso, ma non hanno mai pagato un solo euro di
Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in
pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di
avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti (o meglio non
percepiti, dalle casse statali) sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio,
sostiene di avere circa 3000 sedi in tutta Italia, la Cisl addirittura
5000 e la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35
milioni di euro. Ma si tratta di una specie di autocertificazione, in
quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro
bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’ "altra Casta"! La
legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle
Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di
lucro. Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso. Ma c’è di più.
Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato
immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse.
Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo
2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni
sindacali fasciste. Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa
legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in
totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano
leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati. I regali più
importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è
una coalizione di centro-sinistra. Eccone alcuni: nel maggio 1997 il
governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica,
Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale
grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di
autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la
finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione
continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora
con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati
calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e
lavoratori agli enti. Attraverso i patronati, i Caf (Centri di
assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi
di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i
patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di
invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del
patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i
Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo
(Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le
spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un
rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati. In soccorso dei Caf è
arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema,
che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730.
Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni
730 inviato dai Caf. Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel
2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano
nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma
su internet la notizia si trova. Alla fine le entrate che derivano dai
tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno
importanti.
Meditate, lavoratori, e non fatevi più fregare!
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