Adesso non potranno accusare un “esterno” (Mario
Monti), né lamentare il fatto che la scelta non sia dipesa da loro: del
governo in carica, infatti, loro fanno parte, e con mansioni di rilievo.
Alfano e Letta, come primo atto politico, hanno deciso di rincarare l’Iva
gravante sui gadget venduti assieme ai giornali e alle riviste, che
lieviterà dal 4 al 21%, e quella che si applica alle bevande e gli snack
dei distributori automatici, che passerà dal 4 al 10%. Il ricavato
servirà a finanziare gli ecobonus: gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie e all’acquisto di mobili.
Avrebbero potuto tagliare
la spesa, e trovare in tal modo le necessarie coperture. Siccome, però,
son socialisti, hanno preferito ricorrere al mezzo prediletto dal loro
partito (il PUdI: Partito Unico dell’Imposta): l’incremento del prelievo
fiscale.
E non finisce qui.
Daniele Capezzone, che pure qualche settimana fa aveva proposto una risoluzione meritevole
d’encomio, in quanto finalizzata a porre un freno a talune misure da
Stato di Polizia tributaria varate dal governo Berlusconi nella
precedente legislatura, a cominciare dal famigerato “solve et repete”, ha ripreso in mano, apponendovi la propria firma, il Ddl avente ad oggetto la riforma delle tax expenditure, ovvero delle agevolazioni fiscali (e di cui avevamo parlato in questo post), e quella del catasto che il governo Monti, ringraziando Iddio, non era riuscito ad approvare.
Ebbene, riformare il
catasto e le detrazioni e deduzioni fiscali, vuol dire solo una cosa:
far pagare ancora più tasse a qualcuno (ca nisciun’ è fess’).
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